Venezia senz’acqua. Canali interni ridotti a stradine melmose, barche ormeggiate in secca, le antiche fondamenta dei palazzi a vista, anche lungo il Canal Grande. La città lagunare è alle prese da molti giorni con una bassa marea – causato dal fenomeno contrario di quello dell’acqua alta – che comincia a creare seri problemi anche alla navigabilità. L’eccezionalità del fenomeno, spiegano dal centro previsioni maree comunale, non è tanto nelle misure sotto lo zero mareografico raggiunte dalla laguna (-60 centimetri nei giorni scorsi, – 56 centimetri oggi) quanto nella sua durata. L’acqua bassa, stante la pressione atmosferica prevista, continuerà anche nei prossimi giorni, almeno fino a martedì. I guai più serie dei canali in secca si presentano per i servizi di emergenza, come le idroambulanze del Suem 118, che in alcune situazioni, non potendo proseguire nei rii senz’acqua, hanno dovuto fermarsi prima della destinazione, e raggiungere i malati, ma anche trasportarli a bordo, a forza di braccia. Ciò naturalmente solo durante i picchi di bassa marea, che durano poche ore. Il fenomeno, spiegano dal Centro maree, non dipende affatto dalla siccità – cioè il mancato apporto d’acqua – ma è correlato a questa, perché determinato anch’esso del regime anticiclonico che avvolge una vasta area dell’Europa (si sono saldati l’anticiclone delle Azzorre, e quello nordafricano), facendo da barriera all’ingresso delle pertubazioni e quindi alle piogge.
Acquedotti a secco
La sete d’acqua non si fa sentire solo sui campi, visto che sta cominciando a toccare anche l’uso potabile, con l’invio di autobotti in alcuni comuni del Piemonte. La siccità di questo febbraio richiama quella dell’agosto 2022, solo che siamo in inverno e non piove e non nevica abbastanza, i grandi laghi del Nord sono mezzi vuoti, con il livello del Garda ai minimi storici. È ben visibile dallo spazio la sofferenza che sta vivendo il fiume Po, l’acqua sembra farsi strada a fatica tra i sabbioni a nord di Voghera (Pavia), nell’immagine ripresa dal satellite Sentinel-2 di Copernicus, gestito da Agenzia spaziale europea (Esa) e Commissione europea. Il segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale del Po , Alessandro Bratti, esprime «preoccupazione per la prossima stagione irrigua». L’anno scorso l’agricoltura, che dà lavoro a 3,5 milioni di persone, ha subìto 6 miliardi di euro di danni per mancata produzione, secondo Coldiretti e quest’anno rischia 1/3 del Made in Italy a tavola che si produce proprio nella food valley della Pianura Padana dove si concentra anche la metà dell’allevamento nazionale.
Danni economici
La crisi idrica ha ridotto la produzione di energia idroelettrica rinnovabile: nel 2022 c’è stato un calo del 37,7% rispetto al 2021 mentre a dicembre scorso è stato registrato -18,6% rispetto a dicembre 2021, secondo il Rapporto mensile sul Sistema Elettrico di Terna. L’Anbi (Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue) da tempo dice di avere «pronte soluzioni subito appaltabili, per aumentare la resilienza dei territori, come i primi 223 progetti del Piano Laghetti, oltre al Piano invasi e al Piano per l’rfficientamento della rete Idraulica». Ma la risposta del governo è stata insufficiente. «Non c’è stata proprio, invece, nell’ottobre scorso dal ministero per il Sud», ricorda il direttore generale dell’Anbi, Massimo Gargano, «al bando da 1,9 miliardi del Fondo di sviluppo e coesione per interventi idrici e irrigui a cui hanno partecipato enti gestori e il mondo dei consorzi. Denaro non speso che sarebbe pronto per finanziare interventi».
Eppure siamo ricchi di risorse idriche
«L’Italia è uno dei principali bacini idrici d’Europa con 8.000 chilometri di coste bagnati dal mare, oltre 1.200 fiumi, più di 500 laghi tra invasi artificiali e naturali. Si stimano in circa 23 i milioni di metri cubi immagazzinati nel sottosuolo, acque invisibili». Così il geologo Endro Martini e componente dell’Osservatorio sulle risorse idriche del Distretto dell’Appennino Centrale rilevando che «servono progetti e cantieri per la mitigazione delle piene integrati con la mitigazione delle siccità (invasare acqua quando ne abbiamo troppa e restituirla quando ne abbiamo troppo poca) con programmi triennali finanziati insieme a programmi di periodica e costante manutenzione degli alvei fluviali, dei versanti collinari, delle reti idriche, dei tombini stradali».